
Il backstage girato da Rossano Vittori, del film realizzato per la Rai da Carlo Lizzani in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Un filmato che mostra dall’interno la realizzazione delle più importanti sequenze del film e in cui, oltre al racconto della trama e dei personaggi da parte del regista e degli attori, si esplora e si rende esplicito il metodo di lavoro di uno dei più importanti autori del cinema italiano.

Carlo Lizzani sul film:
La tematica del Risorgimento è stata la prima ad emozionarmi fin da bambino, avendo due nonni garibaldini. A sedici anni partecipai ad un concorso con un film che rievocava le gesta del Battaglione della speranza, formato da giovanissimi che partecipavano alla difesa della Repubblica romana; tale tematica quindi mi è passata attraverso il cuore.
Io sono un regista classico, un autore che ha toccato molti generi, in prevalenza tematiche di storia e cronaca, quindi quando la Rai mi ha proposto il film ho accettato con entusiasmo, anche se sono partito da una sceneggiatura già abbastanza definita che non avevo scritto, ma che rientra nella mia filmografia come un fatto naturale, fisiologico.
Il film, realizzato in due parti, per fortuna con un tempo sufficiente per trattare una tematica storica in molti suoi dettagli, inizia qualche mese prima delle “Cinque giornate”, per far capire al pubblico di oggi i motivi dell’insurrezione, poiché il nulla nasce mai dal nulla. Una puntata è stata dedicata alla vita e agli affetti di alcuni personaggi chiave di tale storia, alcuni reali come Cattaneo e Radetzky, altri di fantasia che servono a portare per mano il pubblico a capire cosa è stato quell’episodio. Com’era la convivenza con gli Austriaci in Lombardia e a Milano? Alcuni l’accettavano e preferivano vivere in un grande impero piuttosto che in un’Italia in cui non si profilava ancora bene l’unità e non si comprendeva da chi sarebbe stata comandata, se dai Piemontesi o dal Vaticano. Perfino Cattaneo si muoveva nell’ottica di ottenere delle riforme per sgretolare l’impero e un giorno di unirsi all’Italia. Poi c’era chi rifacendosi alla memoria napoleonica o a Mazzini pensava già alla possibilità di un’insurrezione che portasse all’indipendenza dagli Austriaci, alla libertà e all’unità d’Italia.
Le letture di riferimento del film sono principalmente gli scritti di Cattaneo e quelli dei grandi studiosi del Risorgimento: Della Peruta, Candeloro, Gramsci, Croce, cioè tutti coloro che hanno scritto sulla creazione del Regno d’Italia. Io vengo da una famiglia repubblicana, quindi le mie simpatie vanno a chi ha operato in tale direzione, cioè a Mazzini, Garibaldi, Cattaneo, Pisacane, piuttosto che Cavour, anche se la monarchia ha giocato un ruolo fondamentale. Semmai il film dovrebbe ricordare a chi oggi si pone il problema del federalismo, un problema giusto, di colorare la lotta del federalismo in una cornice che deve rimanere quella di un’Italia unita.
Carlo Lizzani su Fabrizio Gifuni:

Gifuni è stato bravissimo ne La meglio gioventù, ma credo che questo film per lui rappresenti un ulteriore passo avanti. Qui, da protagonista, interpreta una figura creata dalla fantasia degli sceneggiatori, ma che però è ispirata a una grande figura di medico quale Agostino Bertani. La presenza di questo personaggio è importante, perché il medico attraversa tutti i ceti sociali, è un po’ il Virgilio che ci porta a capire come tale battaglia si è sviluppata.
Fabrizio Gifuni sul personaggio:

Giovanni Grimaldo è un carattere apparentemente razionale, ma tale razionalità, come accade spesso, è un tentativo di dare ordine a un caos che lo abita. Questo si riflette sia nella sfera del pubblico che del privato. Nel pubblico, ossia sul piano delle idee, come dice lui stesso, con la testa è con Cattaneo, col suo positivismo e radicalismo riformista, e col cuore è con Mazzini. Nel privato, cioè sugli affetti e sui sentimenti viene coinvolto nell’amore per Amalia, nipote del generale austriaco Weber, uno dei luogotenenti di Radetzky, e anche qui si ripropone una sorta di frattura: vorrebbe curare Amalia rispettando la deontologia professionale, ma progressivamente si lascia travolgere dalla passione. Io credo che tale tratto, cioè la frattura tra opposte pulsioni, e il tentativo razionale di dargli un ordine, siano un po’ il cuore del personaggio. E tale carattere, di eroe pieno di fragilità, lo rende una persona in cui ci si possa facilmente identificare.
Carlo Lizzani su le donne ne Le cinque giornate:
Le “Cinque giornate” hanno visto vicine e solidali non solo classi sociali diverse, nobili, borghesi e popolani, cosa accaduta raramente nella storia d’Italia, ma anche una grande presenza femminile. Sulle barricate, nelle retrovie, come infermiere, e molte di loro sono cadute. Il conto dei morti non è stato mai chiaro, ma è certo che molte donne sono morte sulle barricate, lottando per le strade, portando le armi e curando i feriti. E questo motiva anche le storie d’amore, che ci sono state in quanto c’è stata una convivenza quotidiana, perché si lottava insieme, come accadrà poi con la Resistenza.
Chiara Conti sul suo personaggio:

Amalia è una contessina austriaca venuta a vivere a Milano insieme allo zio generale. Vive un rapporto di estrema conflittualità con se stessa, sia per il fatto di essere figlia di un’italiana, sia per il suo carattere incapace di dominare le sue paure: di mostrarsi alle persone, di uscire di casa, di affrontare lo zio, di essere considerata una nemica. Incapace anche di esprimere le proprie opinioni o di ribellarsi a un ordine. Fino a che incontrerà Giovanni e subirà un cambiamento, anche se alla fine non riuscirà a rompere il legame con lo zio e fuggire, per amore, dalla casa in cui ha sempre vissuto per scendere sulle barricate assieme a lui e ai milanesi.
… e su Lizzani

Lizzani è una persona molto dolce, quindi ti dà quella tranquillità e serenità che dovrebbe esserci sempre in un set per trovare la tua dimensione e esprimerti al meglio, cosa che non accade dove c’è stress e tensione. La cosa che apprezzo di lui è proprio quel suo trasmettere la calma quando attorno a te non c’è. Eppoi il modo in cui ti dice le cose. Dopo un ciak non ti dice mai hai fatto male, ma che potresti far meglio, quindi ti mette in condizione di ripeterlo con la tranquillità necessaria e lo spirito giusto.
Lizzani su Blasco Giurato:

Per quanto riguarda la fotografia ho voluto accanto Blasco Giurato, con cui ho realizzato Maria José . Un direttore di fotografia che conoscevo e stimavo, ma col quale non aveva ancora avuto modo di lavorare. Una scelta felice, perché in questo film mi è stato di enorme aiuto e di grande collaborazione.
… e Blasco Giurato su Lizzani:

Carlo era uno degli ultimi anelli della catena di grandi maestri con cui ho collaborato. E’ stato un incontro quasi del destino, perché io dovevo fare con lui Celluloide, ma il film ebbe varie difficoltà e la collaborazione non ci fu. Allora fu un incontro senza grande conoscenza. Ci siamo conosciuti poi, sia professionalmente che affettivamente con Maria José e da lì è nata la nostra collaborazione. Carlo è un regista straordinario, in particolare nella direzione degli attori, e devo dire che con lui è una continua scuola.
Blasco Giurato sul film:
Avvicinarsi ai film storici è sempre complicato da tutti i punti di vista, dal lato dei costumi, della scenografia e della fotografia. Pensare di fare una cosa nuova è sbagliato, perché il punto di partenza sono sempre le documentazioni, cioè i quadri dell’epoca che ti danno l’idea della luce. Mi ha ispirato moltissimo una stampa del Duomo con tutti popolani intorno ed una luce bellissima. Questa è stata la prima base. Per quanto riguarda le barricate e le varie azioni, invece, mi sono ispirato ai grandi film storici, poiché mi ritengo un grande “copiatore”.
Carlo Lizzani su Enrico Tovalieri:

Per la scenografia, la scelta è venuta naturale, perché con Tovalieri avevo già lavorato trovandomi molto bene. E’ uno scenografo di grande curriculum e, inoltre, milanese. Per tale motivo mi è stato utilissimo coi suoi consigli sul costume, sulle abitudini e sul modo di vita della città.
(da Le cinque giornate di Carlo Lizzani, di Rossano Vittori, prodotto dal Centro Multimediale del Cinema e GB videoproduzioni)